mercoledì 2 settembre 2009

Virginia Reiter




VIRGINIA REITER (Modena, 1868 – 1937; Attrice drammatica)

Adorata dal pubblico, amata da intellettuali come Marco Praga e Guido da Verona, Virginia Reiter può essere considerata l’emblema del teatro naturalistico italiano.

Nata il 16 gennaio 1862 (anche se, per civetteria, a partire dal Novecento sarebbe riuscita a rendere pressoché ufficiale una data spostata di sei anni avanti) da padre tedesco, che aveva sposato una modenese e accorciato il cognome Von-Reiter nel semplice Reiter.

Virginia palesò presto la passione per il palcoscenico: educanda dalle suore “Figlie di Gesù”, interpretò a nove anni la parte di un’ottantenne governante, e si assicurò calorosi e frequenti applausi. Abbandonato il teatrino delle suore, frequentò la locale filodrammatica “Cuore ed Arte”, con cui – cinque anni più tardi - riceveva il primo premio della sua carriera. Segnalata a Felice Cavallotti, da quest’ultimo fu raccomandata a Giovanni Emanuel, che mostrò subito grande apprezzamento per le doti della giovane modenese, divenendone scopritore, direttore artistico e vero maestro drammatico.

La prima rivelazione delle sue capacità fu nella Odette di Sardou nel 1883. La Compagnia di Emanuel dal 1886 raccolse in Italia e all’estero i più lusinghieri successi con la triade: Ermete Zacconi, Virginia Marini e Virginia Reiter. Nell’86 la Reiter era già sua prima attrice assoluta, e le interpretazioni di Desdemona e della Signora delle Camelie furoreggiavano nelle lunghe tournèe intorno al mondo. Enorme fu il successo in Spagna, dove si guadagnò gli elogi dei migliori letterati spagnoli.

Nel 1894 lasciò la compagnia di Emanuel e nei tre anni successivi operò nella compagnia di Flavio Andò, ammirata sempre per la sottile intelligenza, la passionalità drammatica, il vigoroso e armonioso equilibrio. Caratteristiche della sua personalità d’attrice erano la voce bellissima e una recitazione tardoromantica fondata su una declamazione eletta e commossa, come insegnava il suo maestro, che difatti scriveva: “Lasciamo all’autore la grande responsabilità di creare i suoi personaggi: noi limitiamoci a farli parlare, camminare e gestire, secondo la gretta e sciocca e putrida natura”.

La carriera di Virginia raggiunse l’apice col passaggio alla compagnia Talli-Reinach, con i quali cominciò a recitare anche in pochade francesi, e successivamente con la costituzione di una compagnia con Francesco Pasta, agli inizi del Novecento, cui risale l’interpretazione sua più famosa, quella di Madame Sans-Gene, figura pragmatica per un’epoca intera ma anche dello stile dell’attrice modenese, che in proposito avrebbe scritto: “E’ una parte nella quale mi trovo bene. C’è da ridere, da commuoversi, da scherzare, da entusiasmare. L’ho recitata centinaia di volte, e non ne sono stanca. Per alcuni anni è stata una frenesia”.

Capocomica dal 1902 al 1915, lasciò il teatro a quarantotto anni (vi ritornò nel 1920 per pochi mesi) con una decisione coraggiosa: “Ho deciso di ritirarmi definitivamente a vita privata perché il pubblico, che mi ha dato tante splendide e confortanti attestazioni di simpatia e di ammirazione, serbi di me un ricordo non offuscato da nessuna nube. L’artista, per far conservare di sé la migliore memoria, deve ritirarsi in tempo, cioè quando ancora si sente in possesso di tutte le proprie forze. In altre parole, deve abbandonare il pubblico prima che questo l’abbandoni”.

Artista di profonda serietà professionale, dal portamento signorile e dallo sguardo suggestivo, la Reiter si segnalò tra le maggiori attrici della sua epoca per l’indole duttile e varia, che le consentiva di affrontare ruoli del repertorio classico e contemporaneo; fu, in special modo, “eccellente nell’esprimere un realismo sensato e ironico, un sentimentalismo doloroso ma morbido” (E. Palmieri).


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